Un secolo di Agnelli
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di Nicola Occhionero
Persona sagace, dal savoir-faire invidiabile (anche se talvolta si abbandonava a comportamenti disinvolti, soprattutto nelle sue relazioni, ma sempre con un fare consapevole e compassato), l’Avvocato ha potuto toccare con mano tutte le fasi che hanno segnato, nel bene e nel male, il secolo scorso: dall’umiliazione della dittatura fascista alla ricostruzione e al boom economico, dal terrorismo al passaggio alla modernità tecnologica.
Pur non ricoprendo incarichi politico-istituzionali (suo fratello Umberto fu eletto in Parlamento tra le file della Democrazia Cristiana, sua sorella Susanna fu Sottosegretario e Ministro. Gianni fu, però, sindaco di Villar Perosa), fatta eccezione per l’ultimo periodo della sua vita, quando ebbe l’opportunità di osservare lo scenario della politica da un angolo prospettico privilegiato, quello del Senatore a vita (nominato nel 1991 dal Presidente Cossiga), ebbe sempre, di fatto, un ruolo centrale nel panorama internazionale, con interlocuzioni privilegiate sia interne che estere. Punto di equilibrio tra l’Italia e il resto dell’Occidente, fervido assertore del Patto Atlantico, Agnelli aveva rapporti diretti con Chigi, la Banca d’Italia, persino la Segreteria di Stato vaticana, oltre che frequentazioni illustri, prima fra tutte quella con il suo amico Henry Kissinger. Ma fu sempre Torino il centro della sua vita, la città in cui amava tornare dopo un lungo viaggio, ritrovando la sua famiglia, che interpretava in una dimensione quasi dinastica, di rapporti che si tramandavano di padre in figlio, di nonno in nipote.
Simboli della sua piemontesità, oltre alla Fiat, che aveva in Mirafiori e nel Lingotto i suoi centri operativi, anche la Stampa e la Juventus. La squadra di calcio alla quale era fortemente legato e di cui fu Presidente dal 1947 al 1954. Amava la vela, era un bravo skipper (memorabili le foto che lo ritraggono al timone della sua Agneta), e lo sci. Coltivava rapporti personali con alcuni giocatori, con Michel Platini “comprato per un tozzo di pane, poi lui ci ha messo il foie gras” (pare che in occasione della festa del suo 70esimo compleanno, nel lussuoso ristorante Maxim’s di Parigi, Agnelli avesse annoverato tra le persone a lui molto care oltre alla sua bambinaia e a Kissinger, lo stesso Platini) o con il “Pinturicchio” Alessandro Del Piero. L’altra sua grande passione era la Ferrari, di cui acquisì la maggioranza, pur lasciando la gestione del comparto sportivo a Enzo Ferrari. “Un uomo di vere passioni”, l’Avvocato, secondo Luca Cordero di Montezemolo.
Protagonista del jet-set internazionale, lanciò nuove mode e un’immagine iconica di sé. Un uomo che preferiva parlare “con” le donne, piuttosto che parlare “delle” donne, come lui stesso dichiarò durante una celebre intervista a Mixer di Giovanni Minoli.
Anticomunista, vicino a Ugo La Malfa, provava però profondo rispetto per Luciano Lama, che reputava un galantuomo.
Guidò lungamente la Fiat con al fianco Cesare Romiti, attraversando alti e bassi, incontrando anche il periodo di declino dell’aristocrazia industriale su scala mondiale e di prevalenza della finanza sull’impresa. Subì profondi lutti, ma ebbe sempre la forza di reagire e di rialzarsi, forse anche grazie alla sua rigida educazione e alle sue esperienze giovanili (prese parte al Secondo Conflitto mondiale con il grado di sottotenente).
Si dice che l’Avvocato Agnelli avesse detto, al tempo di Ciampi, che “dopo il governo di un Banchiere poteva esserci soltanto o quello di un generale o quello di un cardinale”. Chissà come avrebbe commentato la situazione politica attuale…!