Superare il limite dei due mandati: necessità o rischio?
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di Antonio Bianchino
Il nostro paese è storicamente stratificato in modo diverso tra le regioni settentrionali e meridionali per quanto concerne la struttura amministrativa. Mentre al Nord si contano numerosi comuni, spesso di dimensioni ridotte, al centro-sud prevale una situazione in cui i comuni sono meno numerosi, ma più estesi. Un confronto tra il Piemonte e la Sicilia, regioni con una popolazione simile di circa 4 milioni di abitanti, evidenzia uno scarto significativo: 1180 comuni in Piemonte contro i 391 in Sicilia. Questa stratificazione ha radici storiche che risalgono all'età medievale ed è una riflessione che ci permette di capire con occhio attento una questione di rilevanza strutturale, ovvero il limite di due mandati per i sindaci di comuni con oltre 3.000 abitanti.
Esprimere classe dirigente sul territorio è uno degli esercizi più faticosi che la politica possa fare attualmente, soprattutto in un contesto storico in cui i partiti attraversano un periodo di grave crisi, incapaci di generare una solida cultura politica sui territori. Nel Sud Italia, in particolare nei piccoli centri urbani con oltre 5.000 abitanti, emergono difficoltà nell'identificare una classe dirigente e amministrativa. Nelle elezioni comunali di questi centri diventa sempre più comune la presentazione di una sola lista e di un solo candidato a sindaco, talvolta ricorrendo all’escamotage delle liste civetta per evitare problemi di quorum.
Il sindaco di Bari e presidente dell'Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI), Antonio Decaro, si è fatto portavoce con determinazione di una proposta, sostenuta da moltissimi Sindaci, quella di superare il limite dei due mandati per i sindaci dei comuni con oltre 5.000 abitanti. Decaro ha argomentato che la proposta di superare il secondo mandato, in tutti i comuni, si basava sull'osservazione di un’anomalia tutta italiana: ovvero che, a differenza degli altri paesi europei, l'Italia è il solo paese che ha limiti di mandato per i sindaci, oltre al Portogallo che di mandati, però, ne prevede quattro. Il presidente dell’ANCI ha insistito sul fatto che la durata del mandato dovrebbe essere determinata dai cittadini, in modo simile ad altre figure istituzionali. Evidenziato la disparità di trattamento tra sindaci e parlamentari, poiché i primi sono sottoposti a limiti di mandato mentre i secondi possono restare in carica per tutta la vita. Tuttavia ha rilevato l'importanza di valutare il lavoro del sindaco, sottolineando che, se non soddisfa le aspettative dei cittadini, quest'ultimi hanno il diritto di riconfermarlo o di “mandarlo a casa”.
Tuttavia, va considerato che il superamento dei due mandati potrebbe comportare rischi significativi. Se da un lato assicura continuità amministrativa, dall'altro potrebbe cristallizzare il potere politico, clientelare e di interessi intrecciati nel corso degli anni. Ciò potrebbe impedire il rinnovamento della classe dirigente, favorendo un'egemonia politica stagnante, fenomeno riscontrabile, in particolare, nei piccoli e medi centri e nel sud Italia. Questa concentrazione di potere nelle mani di pochi non favorisce il ricambio della classe dirigente, bloccando e saturando il processo legislativo e amministrativo.
Queste preoccupazioni sono state 'condivise' anche dalla Corte Costituzionale, che si è espressa su una legge regionale della Sardegna (sentenza 60/2013) che proponeva l'abolizione del limite di due mandati. La Consulta ha sottolineato l'importanza di evitare una concentrazione eccessiva di potere nelle mani di una singola figura per tanto tempo, tuttavia riconosce anche la necessità di trovare un limite ragionevole.
La maggioranza ha accolto la proposta ed ha scelto di intraprendere la strada della mediazione. Il recente Consiglio dei Ministri, nonostante alcuni malumori, ha dato il via libera al terzo mandato ai sindaci dei piccoli comuni, ovvero i comuni al di sotto dei 15mila abitanti. Questo al fine di bilanciare la necessità di continuità amministrativa con la prevenzione di concentrazioni eccessive di potere. Il presidente dell'ANCI ha accolto positivamente questa decisione ma ha già chiesto di estendere il numero dei mandati anche per i sindaci dei comuni sopra i 15.000 abitanti, ribadendo il principio che spetta agli elettori giudicare la conferma o l'esonero del sindaco.